mercoledì 9 dicembre 2015

Siria, Mosca annuncia: oltre 600 jihadisti annientati dai missili russi

Oltre 600 guerriglieri dell‘Isis sono stati annientati negli attacchi dell’aviazione russa con missili da crociera «su uno degli obiettivi vicino a Deir ez-Zor», in Siria: lo ha detto il ministro della Difesa russo, Serghiei Shoigu. Sempre Shiugu ha riferito che le navi della flotta russa del Mar Caspio hanno lanciato 18 missili da crociera contro le postazioni dei terroristi in Siria e hanno distrutto tutti i 7 obiettivi come previsto. I sette obiettivi colpiti oggi, secondo Shoigu, si trovavano nelle province di Raqqa, Idlib e Aleppo.

Intenso anche il lavoro politico diplomatico di Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin e il re giordano Abdullah II si incontreranno a Sochi il 24 novembre per discutere della crisi in Siria: lo fa sapere il consigliere del presidente russo, Iuri Ushakov. Sempre secondo Ushakov, il sovrano saudita Salman Bin Abdulaziz Al Saud potrebbe visitare la Russia nei primi mesi del 2016.

Nel frattempo si apprende che la Turchia ha convocato ieri notte l’ambasciatore russo ad Ankara per protestare contro gli «intensi» raid aerei compiuti in serata da Mosca su un villaggio turcomanno nella regione di Bayirbucak, nel nord-ovest della Siria. Lo ha detto il premier turco Ahmet Davutoglu, secondo cui sono stati colpiti anche civili: “Se la Russia sta combattendo Daesh (l’Isis, ndr), allora deve prendere di mira Daesh”.

morte e distruzione a Duma (Ду́ма)
Sempre all’insegna del caos resta la situazione in Siria nella parte rimasta nel controllo di Assad. È di oltre 20 civili uccisi il bilancio dell’inasprimento di violenza nella regione di Damasco che si è registrato nelle ultime 24 ore, dopo che è saltato il tavolo dei negoziati per una tregua di due settimane tra oppositori armati e governo. Fonti a Damasco riferiscono all’Ansa che otto civili sono morti nelle ultime ore in seguito a colpi di mortaio caduti sul centro moderno e sparati da insorti presenti nei sobborghi orientali. Questi lanci sono in risposta agli attacchi aerei governativi su abitazioni civili effettuati nella notte a Duma e in altri rioni alla periferia della capitale. Nei raid hanno perso la vita, affermano le fonti, almeno 13 civili.

*Fonte: secoloditalia.it

Missili su Raqqa. Putin pensa di utilizzare armi nucleari

Vladimir Putin
Per la Russia  il bombardamento via mare di due postazioni dell’Isis a Raqqa, in territorio siriano, può essere solo il primo passo di una possibile escalation militare. Lo ha detto in maniera molto chiara il leader del Cremlino, Vladimir Vladimirovič Putin (Владимир Владимирович Путин), a commento del lancio dei missili da crociera da parte del sottomarino Rostov sul Don in immersione nel Mediterraneo: «I missili Kalibr e i razzi da crociera A-101 – ha avvertito Putin poco dopo l’avvio delle operazioni – possono essere armati sia con testate convenzionali sia con testate speciali, cioè quelle nucleari. Certamente – ha aggiunto in tono rassicurante – nulla di questo è necessario nella lotta ai terroristi, e spero che non sarà mai necessario».

missili Kalibr
Il ministero della Difesa diffonde il video del bombardamento
Che Mosca intenda fare sul serio e soprattutto che intenda farlo capire al resto del mondo, è testimoniato anche dal fatto che da qualche ora il ministro della Difesa, Serghiei Shoigu,ha autorizzato la pubblicazione sul sito ufficiale del dicastero del video che mostrerebbe il lancio di missili da crociera da parte del sommergibile contro gli obiettivi Isis in Siria.





Putin si prepara ad incontrare John Kerry
Intanto, sul fronte non meno incandescente delle frizioni tra Putin e Erdogan seguite all'abbattimento del bombardiere Su-24 da parte degli F-16 di Ankara nella zona di confine tra Turchia e Siria, su ordine del leader russo si procederà a dissigillare la scatola nera del jet russo alla presenza di esperti internazionali. Per fortuna i venti di guerra non escludono la possibilità di colloqui di pace. Anche in questo caso è il Cremlino a tenere l’iniziativa. Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha infatti dichiarato di non escludere per la prossima settimana un incontro a Mosca tra il leader russo e il segretario di Stato americano John Kerry.


*Fonte: secoloditalia.it

martedì 17 novembre 2015

Le guerre e i soliti noti

In questo articolo cercherò (nei miei limiti), di spiegare le troppe incongruenze che sono nate e nasceranno a causa di un unico obiettivo:
impadronirsi di un potere non dovuto come razziare totalmente dal petrolio al gas, dalle ricchezze archeologiche alla vendita di armi illegali e tanto altro e tanto etc etc.
Gli unici Paesi arabi che ne erano ricchi, ora quasi estinti o depredati dagli stessi Paesi confinanti arabi sono divenuti terra di nessuno e sciacallaggio. Altri Stati tutt'ora sono ancora nel caos politico:
  1. Serbia  
  2. Vietnam
  3. Kuwait (Guerra del Golfo)
  4. Afghanistan
  5. Iraq
  6. Washington
  7. Tunisia
  8. Russia
  9. Francia (Charlie Hebdo)
  10. Francia (13 novembre 2015)


 
La guerra in Vietnam

Guerra del Golfo: il terrore!
Kuwait (Guerra del Golfo)

giovedì 8 ottobre 2015

Italy, Roma, Ignazio Marino, sindaco di Roma si dimette: corruzione e mafia. Matteo Renzi dimentica Roma e abbandona il suo amico Marino.

Ignazio Marino e Matteo Renzi
Ignazio Marino e Matteo Renzi
Il Movimento 5 Stelle è riuscito a scardinare una grande parte della corruzione delinquenziale e mafiosa a Roma. Adito e lavoro lungimirante dei rappresentati il Consiglio Comunale di Roma dei rappresentati politici "Movimento 5 Stelle". Con questo non si vuole da parte nostra prendere una posizione politica ma scrivere e dichiarare coloro che hanno realmente lavorato per cercare e in parte riuscire a debellare i politici corrotti nella città di Roma.
Chiuso per ore in Campidoglio Ignazio Marino, poi la decisione. E un messaggio: “Ho 20 giorni per ripensarci”. L’ultima giunta, con le dimissioni di tre assessori. E infine l’ultimatum Pd: “Se ne vada o presenteremo mozione in consiglio comunale". Lui scrive una lettera ai romani:

"Senza di me Pd e Comune travolti da mafia e corruzione"


Il sindaco di Roma Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma.
L’ultimo, ennesimo pasticcio – quello sugli scontrini e le cene, con le smentite di Sant’Egidio e ristoratori - gli è stato fatale. Pd e Sel, cioè i partiti che lo sostengono al Campidoglio, gli avevano dato una sorta di ultimatum: il primo cittadino avrebbe dovuto farsi da parte oppure avrebbero deciso di sfiduciarlo nell’Assemblea capitolina, il consiglio comunale di Roma. Uno stillicidio proseguito poi con una riunione di giunta in cui Marino era apparso praticamente solo, con le dimissioni rassegnate da tre assessori nominati in estate, come ultimo tentativo del Pd per raddrizzare una storia diventata sempre più storta, giorno dopo giorno, lontano anni-luce da quel giugno 2013 in cui il “sindaco marziano” era stato eletto. Anche dopo quello che sembra il sipario finale della vicenda, tuttavia, Marino ha stupito: “Voglio una verifica – è stata la sua prima dichiarazione in una lettera ai romani – Ho 20 giorni per ritirare le mie dimissioni” (il testo integrale). “Non è un’astuzia la mia – precisa – E’ la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.
Matteo Renzi e Ignazio Marino - Roma, Fori Imperiali e mafia capitale
Marino: “Contro il mio impegno una furiosa reazione per sovvertire il voto
Marino si rivolge ai romani spiegato che la riflessione e la successiva decisione è stata presa “avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città”. Il sindaco uscente tuttavia aggiunge di “nutrire un serio timore che tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero partito e il Campidoglio”. Dice Marino che il suo impegno per la città “ha suscitato una furiosa reazione. Dall'inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione è al culmine. Ho intenzione di battere l’attacco”.

La risposta del Pd al sindaco dice molto, quasi tutto: esprime apprezzamento per ilgesto di responsabilità”, “è una scelta giusta che dimostra la sua volontà di mettere al primo posto l’interesse della città”. L’unica a schierarsi al fianco del sindaco, è l’assessore al Patrimonio Alessandra Cattoi, da sempre vicinissima a Marino, coordinatrice del suo comitato elettorale. “La nostra esperienza di governo che avrebbe portato Roma a un cambiamento vero e radicale – dice – viene interrotta così bruscamente per logiche che non riesco a capire fino in fondo e che non hanno una giustificazione plausibile”.

Il commissariamento, l’ipotesi Gabrielli, il voto a maggio.
Comunque sia Roma, la capitale d’Italia, dopo la tempesta giudiziaria che si è abbattuta sul Campidoglio con Mafia Capitale e a due mesi esatti dal Giubileo di Papa Francesco, si ritrova senza una guida politica, nonostante il contesto fosse già molto delicato e complicato. Da settimane la guida di Marino era indebolita, appesa a un filo, a causa delle sue “figuracce”, a metà tra gaffe, errori, bugie e versioni controverse, dalla Panda rossa fino ai continui viaggi lontano dalla Capitale. Ma a dare un ultimo colpo di campanella anche la relazione del prefetto di Roma Franco Gabrielli su Mafia Capitale e il trasferimento proprio all'ex capo della Protezione civile delle deleghe per l’Anno santo. L’ultimo capitombolo sul viaggio a Filadelfia per seguire proprio il pontefice che ha fatto irritare lo stesso Bergoglio: “Non l’ho invitato io”. Ma la caduta è stata provocata, per paradosso, per alcune ricevute di cene del sindaco, con altre smentite della Comunità di Sant’Egidio e addirittura un ristoratore.
Ora il futuro è un commissariamento che durerà fino a maggio, permettendo così di far entrare il nuovo voto amministrativo nella stessa finestra elettorale di altre grandi città come Milano e Napoli. Il futuro si potrebbe chiamare proprio Franco Gabrielli, ma l’ipotesi, che non è esclusa dalla legge, non ha precedenti in Italia e da fonti della prefettura viene ritenuta “impossibile”. Gli altri nomi che girano sono quelli del prefetto Vito Rizzi, del vicecapo della polizia Alessandro Marangoni e del prefetto Mario Morcone, già candidato alle primarie del Pd a Napoli (e perdente).

La riunione in giunta:E’ tutto finito”. E lui barricato in Campidoglio
Il Partito democratico in verità aveva deciso di lasciare solo Marino già dalla notte tra mercoledì e giovedì, con continui contatti tra il segretario Matteo Renzi e il commissario di Roma (e presidente nazionale) Matteo Orfini. E’ iniziato a crollare tutto quando durante la giunta hanno annunciato le proprie dimissioni il vicesindaco Marco Causi, l’assessore ai Trasporti Stefano Esposito e quello al Turismo Luigina Di Liegro. Quella del mandato di Marino è una “fine inevitabile” l’aveva definita Esposito. Lui, con Causi, Di Liegro e Marco Rossi Doria, erano gli ultimi innesti nella giunta del Campidoglio, tutti di area renziana. Ma Marino, ancora una volta, ha detto di non avere intenzione di mollare, di voler resistere. Ha proposto un nuovo rimpasto, il quarto in due anni. E’ finita insomma con l’immagine di un “giapponese”, barricato in Campidoglio, nonostante altri assessori si fossero detti pronti ad andarsene. Solo due sono rimasti al fianco del sindacofino all’estremo”: l’assessore all’Ambiente Estella Marino, la più votata del Pd in consiglio, e l’assessore al Patrimonio Cattoi.

La riunione di giunta, durata poco più di due ore, è stata descritta ai limiti del drammatico con il sindaco che ha invitato a partecipare anche i consiglieri di maggioranza e i presidenti dei municipi (tutti di centrosinistra) anche per fare una conta, per capire chi non sta più al gioco e chi invece gli è ormai contrario. L’esito è stato quasi scontato: Marino ha capito di essere solo e forse di trascinare giù anche il resto della sua squadra. All’uscita da Palazzo Senatorio diversi assessori, tra cui il dimissionario Esposito, Alfonso Sabella, Estella Marino, Giovanna Marinelli sono stati accolti da cori di protesta come “Dimissioni”, “Vergogna. Sabella e Causi, dopo un vertice con Orfini (che ha incontrato anche il presidente di Sel Paolo Cento e i consiglieri del Pd) sono rientrati per dire al sindaco: “E’ finita, dimettiti”.

Opposizioni in festa. M5s: “Metteteci alla prova. Salvini: “Faremo ripartire Roma
Le opposizioni fanno festa sotto il Campidoglio. La piazza “festeggia” l’addio del sindaco-chirurgo urlando slogan qualiTutti a casa olè”, “Roma libera”, “Marino torna in Liguria”, “Marino pagace la cena”. In piazza erano presenti ancora i sostenitori di Marino. E non sono mancati battibecchi tra le due “fazioni”. In ogni caso la campagna elettorale è già cominciata. “Sapremo – dice Luigi Di Maio, membro del direttorio del Movimento Cinque Stellese il Comune è libero solo dopo l’esito delle prossime elezioni comunali. Sperando ci siano il prima possibile. Abbiamo un miliardo di euro da investire in servizi al cittadino. Il nostro presidente della commissione sulla revisione della spesa ha trovato un miliardo di euro di sprechi e privilegi che ogni anno il Comune di Roma spende inutilmente. Abbiamo un miliardo di euro di spese inutili da tagliare e investire finalmente in trasporti, scuole, strade, servizi sociali e tanto altro. Metteteci alla prova!”. Esulta anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Finalmente Marino va a casa ma la Capitale d’Italia non può permettersi di essere ulteriormente sacrificata sull'altare dei calcoli elettorali di Renzi: siano i cittadini a scegliere da chi essere guidare, a Roma come al governo della Nazione”. Tutti si dicono pronti a governare la Capitale: “Ora la Lega Nord è pronta per far ripartire Roma”.

Contestatori in piazza: “Via il peggior sindaco della storia

Per tutto il giorno in piazza del Campidoglio decine di persone hanno atteso la notizia delle dimissioni. Da una parte i contestatori che gridavanoMarino vattene a casa”. Dall’altra chi invitava a “resistere”. Con tanto di scontri verbali. In piazza, per urlare al sindaco di “andare a casa”, c’erano tutte le forze d’opposizione: da Ncd al M5s, da CasaPound alla lista Marchini, da Forza Italia alla Lega Nord. Tra gli altri Marco Pomarici, consigliere comunale di Noi con Salvini, ed ex presidente dell’Assemblea capitolina, ma anche l’ex vicesindaco della giunta Alemanno Sveva Belviso (Altra destra), fino al vicepresidente di Casapound Simone Di Stefano. Sotto il Campidoglio è arrivata anche una figura di cartone con l’immagine del sindaco di Roma e la scritta “Bye bye Marino #gameover ”, una protesta organizzata dal Nuovo Centrodestra. “E’ statodicono gli alfanianiil peggior sindaco della storia”.


(le fonti di quanto pubblicato sono state estrapolate da IlFattoQuotidiano.it, huffingtonpost.it, il video da pupianews.

giovedì 9 aprile 2015

Strage al tribunale di Milano, 3 morti. L'attentatore Claudio Giardiello: "Volevo vendicarmi".


Strage al tribunale di Milano, 3 morti. L'attentatore Claudio Giardiello: "Volevo vendicarmi". Alfano: "Stava per uccidere ancora" Il killer era accusato di bancarotta.

Tra le vittime il giudice Fernando Ciampi e un avvocato.

Il Killer e le vittime
Claudio Giardiello

sorveglianza Palazzo di Giustizia (Forum)
Era "pronto ad uccidere anche altre persone", con una pistola che aveva inspiegabilmente varcato i metal detector - tutti funzionanti secondo le ultime indiscrezioni - ed ha esploso 13 colpi seminando morte al tribunale di Milano, dove si susseguono è shock per la morte di tre persone, tra cui un avvocato e il giudice Fernando Ciampi, ucciso a colpi di pistola da un imputato all'interno della sua stanza. L'uomo che ha aperto il fuoco è Claudio Giardiello, 57 anni, immobiliarista accusato di bancarotta: "Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato", ha poi detto ai carabinieri che lo hanno arrestato. Dopo essere fuggito in moto, è stato arrestato dai carabinieri di Vimercate (Monza e Brianza).
L'uomo, fermato in un centro commerciale, ha avuto un malore ed è stato trasportato via in ambulanza. Prima di uccidere, Claudio Giardiello sarebbe entrato e mostrando un falso tesserino da un ingresso laterale del Palazzo e dalla porta riservata all'accesso di magistrati, avvocati e cronisti. Giardiello ha sparato in aula durante il suo processo, colpendo a morte l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani ed un suo coimputato, Giorgio Erba, e ferendo un suo altro socio.
Poi ha sparato al giudice Fernando Ciampi nella sua stanza, uccidendolo. Il ferito è Davide Limongelli, socio di Giardiello nella società "Magenta Immobiliare" di Milano, presente in aula a sua volta come coimputato. Giardiello ha esploso 13 colpi di arma da fuoco ed era dotato di due caricatori di proiettili calibro 7.65. "Il governo è pronto a riferire in Aula" sui fatti di Milano, ha assicurato il premier Matteo Renzi. "I sistemi di sicurezza del nostro Paese - ha detto Renzi - si poggiano su donne e uomini capaci al limite dell'eroismo, ma il controllo non può permettersi di avere buchi e falle come quelli che ci sono stati nel tribunale di Milano. Bisogna accertare chi, come e perché ha sbagliato. Qualcosa non ha funzionato". "Il sistema ha visto compiersi un insieme di errori gravi" che "le indagini dovranno chiarire", ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando nella conferenza stampa convocata a Milano. Giardiello "era pronto ad uccidere altre persone a Vimercate", ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Claudio Giardiello era infatti diretto da un altro dei suoi ex soci quando i carabinieri di Vimercate lo hanno intercettato nelle vicinanze del centro commerciale "Torri Bianche" di Vimercate. Forse voleva chiudere i conti anche con lui dopo la strage al Tribunale di Milano. E' stato preso perché i carabinieri hanno riconosciuto scooter e targa. "Mai avrei pensato che fosse così disperato, sono scioccata, non immaginavo che potesse fare una cosa simile".

Lo ha detto l'ex moglie di Claudio Giardiello. "Ora devo pensare soprattutto ai miei figli - ha aggiunto la donna - sono loro che devo proteggere dalle conseguenze più drammatiche". Il magistrato colpito a morte, Fernando Ciampi, era giudice della sezione fallimentare. "La società democratica, aperta e accogliente, è per sua natura vulnerabile: alle insidie criminali lo Stato italiano risponde con fermezza, sempre nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali e dei diritti dell'uomo". Lo ha affermato il presidente Sergio Mattarella parlando al plenum straordinario del Csm dopo i fatti di Milano. Gli inquirenti "faranno piena luce" su quanto accaduto a Milano, "spetterà poi ai vertici degli uffici giudiziari di Milano e al ministro della Giustizia prendere i dovuti provvedimenti perch simili fatti non si ripetano. Ai servitori dello Stato va assicurato il massimo possibile di sicurezza", ha detto Mattarella al plenum straordinario del Csm. Subito dopo l'episodio centinaia di persone sono andate in strada davanti alle diverse uscite del tribunale. Ciampi è stato ucciso nella sua stanza al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. ''Ci siamo asserragliati nell'aula, appena sentiti gli spari'', racconta l'avvocato Roberto Faletti, che era in udienza in un'aula accanto a quella dove l'omicida ha sparato. ''I carabinieri ci hanno detto di restare chiusi nell'aula e di non muoverci - ha aggiunto - eravamo in sette, compresi il giudice e il pm''. Il premier Matteo Renzi ha parlato con il carabiniere che ha fermato il presunto sparatore arrestato a Vimercate. Cantone: 'Episodio del genere dovrebbe essere impossibile' "Non so nulla ma certo dovrebbe essere impossibile entrare in un Tribunale e sparare. Ho saputo dell'uccisione di un collega, una cosa che mi sconvolge". Così il presidente Anac Raffaele Cantone commenta quanto successo a Milano, uscendo da una riunione a Palazzo Chigi. Il killer arrestato, Claudio Giardiello "Una persona sopra le righe" ''E' una persona sopra le righe, ingestibile come cliente perché non ascoltava mai i consigli. Era uno che pensava che tutti lo volessero fregare, era paranoide''. E' la descrizione dall'avvocato Valerio Maraniello di Claudio Giardiello, il killer che era era imputato per bancarotta. L'avvocato Maraniello ha spiegato di avere difeso Giardiello fino ad un paio di anni fa e poi di avere lasciato il mandato proprio perché era un cliente difficile.
VIDEO:






Fonte: Ansa.it

martedì 7 aprile 2015

Tagliagole dell'Isis infiltrati tra i migranti che arrivano in Italia: indaga la procura di Palermo

La Procura di Palermo indaga «su possibili infiltrazioni di cellule terroristiche dell’Isis tra i profughi sbarcati nei mesi scorsi sulle coste siciliane». A darne conferma è il procuratore capo facente funzione di Palermo Leonardo Agueci. «Il fascicolo è stato aperto tempo fa - spiega Agueci - sulla scorta di diverse segnalazioni arrivate nei nostri uffici. Si tratta, al momento di un monitoraggio, che fino ad ora non ha dato alcun esito concreto. Se ne occupa la Digos». Sembra che a segnalare le infiltrazioni terroristiche siano stati i servizi segreti. Si trattarebbe in particolare di profughi provenienti dalla Libia e dalla Siria.

Profughi dai Paesi Arabi e dalla Libia